Il progetto di mostra SCAGLIE PARTY, nell’ambito della BIENNALE TECNOLOGIA 2020, MUTAZIONI, organizzata dal Politecnico do Torino, al quale Silvia Fubini e Ornella Rovera hanno lungamente lavorato, si compone di una serie di lavori inediti che prendono concreta ispirazione da Petalo, PET riciclato fornito dalla Dentis Recycling Italy, azienda leader nel settore del riciclo materie plastiche, con sede in Piemonte…..
Le immagini realizzate da Silvia Fubini fanno parte di un ciclo narrativo per immagini dai contorni favolistici: una storia ancora da scrivere, che si svolge in un universo fantastico di scaglie multicolori.
I soggetti di queste nature morte sono piccoli esseri di plastica che potrebbero tranquillamente figurare come protagonisti in un film d’animazione. In perenne trasformazione, entrano giocosamente in relazione con le scaglie, qui chiamate a evocare nuove dimensioni, mari, terre, ghiacciai, con cui condividono colori e materiali. Esseri mutanti, proprio come le scaglie che li circondano, sono l’immagine allo specchio del mondo a cui forse vorrebbero appartenere.
La volpe artica, i pulcini, i delfini, il tucano, il serpente e il ghepardo si danno appuntamento allo SCAGLIE PARTY, momento magico in cui le bottiglie di plastica smettono d’inquinare terre e mari e diventano scaglie multicolori per poi tornare a essere non solo bottiglie, ma anche oggetti d’uso quotidiano, in un caleidoscopico circolo virtuoso…..

Paola Stroppiana, Storica dell’Arte e Curatrice Indipende
SCAGLIE PARTY dal catalogo della mostra

Silvia Fubini ha realizzato delle fotografie che trasportano in una sorta di “gioco”, quello che io personalmente definisco “il gioco serio dell’Arte”, niente bambolismi, ma rigore di esecuzione e di pensiero. Scegliere animali come il tucano, i delfini e la volpe artica è sicuramente più difficile che mettere in campo il cane, il gatto e il criceto. La particolarità delle fotografie è data proprio dall’utilizzo del materiale plastico che, le scaglie ridotte in piccole dimensioni, permette a seconda dell’animale scelto di ricreare una sorta di frame in cui si muovono gli animali, e che cambia continuamente.
Pensiamo alla fotografia “Nascita” dove viene messo bene in evidenza che la presenza del pulcini è documentata dal 4000 a.c., giunto fino a noi attraverso la Persia , oppure in “Artico” dove la sopravvivenza della Volpe Artica è seriamente messa in pericolo.
Il pensiero è quindi non solo profondo, ma proiettato alla circolarità del sistema, non possiamo pensare di vivere senza la consapevolezza che il sistema stia cambiando, GEA ce ne sta chiedendo conto, e utilizzare un materiale plastico di riciclo ci porta proprio nella direzione dell’ecosostenibità.
Silvia ha quindi dato vita a un “mondo” non solo “green”, ma ha pensato a un mondo dove l’uomo non compare quasi mai se non in una sola fotografia “attacco” dove un ghepardo si fronteggia con un “piccolo“ uomo. Chi vincerà?
Devo ammettere che le fotografie sono particolarmente affascinanti, la luce delle scaglie è quasi scintillante e d assume una connotazione non pericolosa ma quasi favolistica, gli animali sembrano usciti dal bestiario personale di Silvia, simboli di grazia, leggerezza, fierezza. Il mondo animale di Silvia è quindi un mondo buono, gentile.....
Ecco che Silvia Fubini risponde, con le sue fotografie, ai grandi temi che dobbiamo affrontare, agli scenari che cambiano continuamente.....

Claudia Migliore, Curatrice d’Arte Contemporanea
www.lobodilattice.it 13-11-2020

La serie dal titolo "Questioni di Tempo", parte della mostra collettiva "Tracce Mnestiche", è costituita da composizioni fotografiche, vere e proprie ‘Vanitas Contemporanee’ costruite con oggetti provenienti dallo svuotamento dell’appartamento dei genitori dell’autrice, elementi fisici, ormai privi di una collocazione dedicata e di destinazione d’uso, diventati improvvisamente astratti, alla ricerca di un luogo a cui appartenere: un ventaglio di piume, un dizionario francese-spagnolo, una penna d’argento e varie memorie conservate con naturalezza, sedimenti di storie vissute da generazioni precedenti. Partendo dalla percezione di un’assenza Silvia Fubini compone su un tavolo delle nature morte su fondo continuo, proprio come avrebbe fatto nella realizzazione delle immagini ‘Still life’ a cui lavorava nell’era pre-digitale, quando a New York era assistente di fotografi commerciali…..
La tecnica scelta è quella della fotografia analogica argentica su carta baritata, dipinta a mano dall’autrice con pigmenti a olio quale atto/momento d’introspezione e di meditazione/elaborazione del lutto, attraverso un procedimento lento, eseguito anche ad anni di distanza dallo scatto fotografico…..
Gli oggetti delle ‘memorie famigliari dell’artista’, all’insegna del mantra ‘Dislocation’ diventano i veri protagonisti di un progetto fotografico iniziato a partire dal 2009, ora sospesi nel presente dello spettatore, mentre fluttuano sul piano continuo come i cosmetici e le caramelle a cui doveva dare un significato nel suo fotografico passato americano…..
Nelle sue composizioni Silvia Fubini alle cose di famiglia affianca discrezionalmente frammenti di vita vegetale e qualche souvenir volendo introdurre nel campo visivo degli elementi ‘altri’ che comunichino al contempo un senso di leggerezza.
Le fotografie dipinte che compongono la raccolta "Questioni di Tempo" portano per titolo il nome del possibile anno in cui l’oggetto più antico della composizione è entrato a far parte della storia famigliare , nell’ordine: 1850; 1884; 1920; 1943; 1955; 1963; 1970.

Daniela Giordi, curatrice fotografia storica e contemporanea
Archiviare il presente
Tracce Mnestiche, dal catalogo della mostra

"Tracce Mnestiche", Archiviare il Presente è il titolo della mostra curata da Daniela Giordi ed è il frutto della collaborazione tra ABF|Scatola Chiara, Fotografia Storica e Contemporanea e la Federazione Italiana Associazioni Fotografiche.
Racconta la ricerca di quattro artisti chiamati a cimentarsi sul rapporto fra fotografia e memoria...
Silvia Fubini con la serie "Questioni di Tempo" propone i laceranti ricordi che si provano allorchè si è chiamati a liberare le stanze dei genitori da oggetti che sono assenze incolmabili.

Valter Giuliano, giornalista
Così ti archivio il presente Foto e Memorie
La Stampa 23-10-2020

La diffusione del mezzo fotografico ha portato ad abbinare i termini ‘fotografia e ‘memoria’ e nell’opinione comune ad una percezione della sovrapponibilità dell’attività fotografica (di natura tecnologica) e di quella mnemonica (mentale o intellettiva). I progetti in mostra, ‘Memorie Condivise’ ed elaborazioni intorno al tema della fotografia come memoria dichiarativa e/o archiviazione visuale, sono l’espressione di quattro modalità distinte di operare sul tema dal punto di vista autoriale e concettuale . Le opere non sono la trascrizione diretta di momenti vissuti, non sono lo scatto fotografico che immortala eventi o cose in tempo reale, sono elaborazioni iconiche o simboliche…..
www.archiviareilpresente.it

"L’arte unisce nella differenza. Muovendoci da questo presupposto, ci introduciamo nello spazio espositivo, allestito dall’architetto Ernest Hunzinger, dove i sei artisti mettono a disposizione la carica propulsiva delle proprie opere partendo da esperienze e pratiche differenti.
Silvia Fubini presenta tre sculture di grande carica poetica e intellettuale, sono sculture cinetiche, “mobile” che sorvolano le nostre teste e sviluppano altrettanti solidi platonici, simboli della perfezione, rivelatori della vera natura dei paesaggi fotografici impressi sulle facce dei poliedri”.

Gabriele Fasolino, 2017 Introduzione alla mostra
BOSCOBILLIAGIARDINA
FUBINIPERSICODONORA’

“Ognuna delle quattro facce triangolari del solido piramidale, Tetraedro senza Inizio, esposto al Palazzo Ducale di Genova e al Museo Borgogna di Vercelli, accoglie un paesaggio: un panorama urbano, con rimandi all’arte o al misticismo, oppure scorci di elementi naturali, come l’acqua o l’aria, anch’essi forieri di grande simbologia. Il tetraedro è uno dei cinque solidi platonici , ovvero un poliedro regolare le cui facce sono perfetti equilateri. E’ un solido assoluto che rimanda alla regola geometrica ma anche alla spiritualità; che fa pensare all’oriente (evocato dall’immagine di un gigantesco Buddha) e anche all’occidente (la piramide di vetro del Louvre e la regola aurea). Il colore che predomina è l’azzurro, quello che Kandinski abbinava al triangolo e all’idea più alta della spiritualità. Ogni faccia è l’ occasione per una riflessione, per un viaggio nel mondo e dentro di noi, come un magico gioco di specchi, di riverberi e di trasparenze”

Lorella Giudici,
scrittrice e docente di Storia dell’Arte Contemporanea, Accademia di Brera, Milano
dal catalogo: End in Nation vol. 2, 2016


“Silvia Fubini ha rivolto la sua attenzione sia alle dimensioni del paesaggio metropolitano con le varie serie dedicate a NY, città dove ha vissuto e che è stata fondamentale per la sua formazione, sia ad angoli riposti del proprio vissuto personale, come in “Moving Back”.
Un elemento comune ai vari episodi è una poetica dove il presente viene introiettato e sottoposto all’altrui visione chiedendo e ottenendo una condivisione empatica dell’evento.
Dove Silvia riesce a far convergere efficacemente le sue visioni e la sua tecnica è quando si cimenta nella documentazione dei cantieri che costellano Torino.
Silvia Fubini ha seguito l’evoluzione del Palazzo del Nuoto degli architetti Isozaki e Maggiora dando vita ai suoi “Momenti Architettonici”, trenta fotografie montate su pannelli sospesi lungo le tribune e i lati della piscina di gara. L’artista fruga in angoli nascosti, in ambienti in divenire, tra sacchi di cemento, fili sospesi e vasche prive del loro elemento vitale, giocando abilmente tra i pieni e i vuoti e realizzando immagine che, pur nel rigore documentario, sanno cogliere l’aspetto ‘inconsciamente’ artistico di architetture e materiali, come seppe egregiamente fare alle fine degli anni ’80 con una ricerca sulle vetrate liberty. L’elemento umano è presente in diverse di queste immagini che non indulgono in alcun sociologismo di maniera e sanno diventare, pur nel rispetto della rappresentazione oggettiva, evocazione e quindi poesia.”

Edoardo di Mauro, Ordinario di Storia della Critica, Accademia Albertina, Torino
Dal catalogo Palazzo del Nuoto della Città di Torino, 2012


“Silvia Fubini si sofferma a riflettere sul rapporto che esiste oggi tra distruzione, costruzione e restauro. Un processo che forse non è sempre una sequenza così lineare e concatenata, anzi sembrerebbe che il fine sia lo spaesamento dell’oggetto, del tempo e dello sguardo.”

Lorella Giudici
Dalla presentazione della mostra End in Nation, 2012


“Questa mostra è giocata sul filo della memoria e documenta varie fasi del trasloco di Silvia Fubini
Rientrata recentemente in Italia da New York. L’artista impiega il mezzo fotografico non come uno strumento di riproduzione della banalità del quotidiano ma in un’accezione ‘calda’ e psicologica , riuscendo con le sue inquadrature a evocare la memoria del recente passato a partire da particolari in apparenza marginali”

Edoardo di Mauro
Dalla presentazione della mostra Moving Back, 2005

“Il treno viaggia, ma noi siamo fermi, possiamo distrarci guardando fuori dal finestrino o concentrarci, guardando dentro di noi, stimolati dalle ombre colorate che passano veloci davanti ai nostri occhi e che ci aiutano a richiamare alla nostra memoria attimi fuggiti.......
Nelle immagini di Silvia Fubini c’è tutta la suggestione di ciò che un treno può raccontare: la corsa, l’impazienza, l’ansia di giungere a destinazione; ma anche la pausa, l’istinto di fermare ciò che scorre troppo veloce, la voglia di viaggiare per far viaggiare i pensieri, il riposo alla stazione finale.
E i suoi colori pastello inframmezzati alle grandi sagome scure di vagoni e locomotori sembrano quasi ricordarci quante immagini siano passate e quanti ricordi siano conservati nei finestrini di queste mastodontiche macchine e quanto ci sia in loro di nostro e quanto di loro sia rimasto in noi.”

Valter Giuliano, Assessore alla Cultura, Protezione della Natura
Dal catalogo “Si Viaggia” , 2004

LE PIANTE DELLA FERROVIA

Per quale ragione,
Altrove ma sempre lontano
Riflesso sul finestrino del treno
Che scorre con i paesi oltre
Me stesso al di qua del mondo
Non scelsi anch’io di sospendermi
O lago che da te ti stacchi
E sei appena la tua trasparenza
E voi sempre davanti piante
Che a vicenda la corsa eterna
In un solo verde e il fischio
Non distoglie a fianco del binario
Tra i sassi e il precipizio
Aggrappate per le radici
Agli interstizi della terra
Ma indietro protese e ferme
Verso il turchino di Baveno
Di Verbania, sempre più lievi,
D’aria?




Nicola Gardini, dalla raccolta Atlas, Crocetti, Milano, 1997
Dal catalogo “Si Viaggia”, 2004
www.nicolagardini.com




“In queste immagini di Silvia Fubini la facciata diviene persona nell’eccezione latina del termine, una vera maschera che genera e nello stesso tempo nasconde una nuova essenza, una realtà che sembra nascere davanti ai miei occhi attraverso un processo osmotico. Quella bambina sovrapposta al tempio di Selinunte, pulsante ancora di vita, ne diviene l’anima, si fonde a tal punto con esso che è impossibile tracciare contorni netti. Dove comincia il tempio e dove comincia l’essere umano e la maschera che esso porta?”

Leila Mebert,
America Oggi, 2002